Durante l’audizione odierna, 03.10.2019, della 7° commissione del Senato, istruzione e cultura, su “le professioni dei Beni Culturali e il Volontariato, (affare n.245)” è stato sentito l’ARI nelle figure del presidente Kristian Schneider e di Sergio Salvati in rappresentanza di GEA, Gruppo Emergenza ARI.
In merito alla questione del volontariato in ambito dei beni culturali l’ARI, Associazione Restauratori d’Italia, ha ricordato, che per gli interventi di restauro e manutenzione dei beni culturali sussiste una precisa riserva giuridica: ai sensi del codice dei beni culturali e del paesaggio tali interventi possono essere eseguite in via esclusiva solo da coloro, che posseggano specifici requisiti di qualificazione professionale, ossia da restauratori di beni culturali e restauratori collaboratori a norma di legge. L’eventualità che attività di manutenzione e restauro siano effettuate in regime di volontariato, non esime dal rispetto della suddetta normativa.
Altro aspetto riguarda il fatto, che il volontariato sia assunto “a sistema” per la tutela e conservazione dei beni culturali. Il volontariato (purché adeguatamente qualificato) può intervenire significativamente e opportunamente anche sui beni culturali, quale supporto in ambito di emergenza, o a integrazione di carenze specifiche e peculiari, ma non può venir meno il principio, che la tutela dei beni dello stato è costituzionalmente demandata allo stato stesso, che ha il dovere di eseguirla e comunque vigilare su di essa.
Esprimiamo infine la necessità di tutelare le attività professionali connesse mettendo in atto disposizioni che scongiurino che il volontariato, relativo al restauro di beni culturali, sostituisca forme di regolare occupazione, in difetto delle quali ci si renderebbe responsabili di contribuire a impoverire e dequalificare un settore già messo a dura prova dalla mancanza di risorse adeguate.
La convenzione di Faro riconosce il diritto all’eredità culturale come inerente al diritto a partecipare alla vita culturale, riconosce una responsabilità individuale e collettiva per la conservazione di questa eredità culturale e auspica un ruolo partecipativo di tutta la società alla sua cura e alla sua gestione. La partecipazione democratica e diffusa al patrimonio rappresenta uno strumento fondamentale per rendere la nostra società più resiliente proprio in vista dei rapidissimi cambiamenti tecnologici, ma soprattutto socio-culturali del nostro quotidiano. In quest’ottica un maggiore coinvolgimento del volontariato in ambito dei Beni Culturali è del tutto auspicabile. Il coinvolgimento dev’essere perciò in ambiti che aumentano il senso di appartenenza del patrimonio alla collettività e facilitano l’accesso e la fruibilità da parte di tutti. Si tratta perciò di ruoli diversi e aggiuntivi al lavoro dei professionisti dei beni culturali, non versioni low cost dello stesso.
Questo il link alla registrazione video dell’audizione.