Con grande piacere riproduciamo la lettera della presidente E.C.C.O., Susan Corr, sulle implicazioni culturli del COVID19.
“COVID19 è una questione culturale tanto quanto una questione di salute, perché il suo controllo dipende non dagli ospedali e dalle risorse sanitarie, ma dal comportamento delle persone – da quanto bene ci impegniamo nel distanziamento sociale. La ripresa dal crollo economico del 2008 è stata architettata con un grande costo sociale; gli interessi dei nostri sistemi bancari sono stati ritenuti superiori a quelli della società e non è stato interrogato un modello economico basato sul paradigma della crescita e dello sfruttamento delle risorse naturali. Questo virus, tuttavia, rappresenta una minaccia molto più esistenziale, in quanto minaccia la nostra vita e quella dei nostri cari e, forse, il tessuto politico delle nostre società. La sopravvivenza dipende ora dal nostro senso di solidarietà e di comunità nell’unirsi per agire nel bene pubblico, al di là di ogni interesse personale e di ogni prevaricazione economica. Troviamo la resilienza all’isolamento nelle attività culturali come priorità e in contemporaneo la prospettiva si sposta verso un sistema di valori centrato sulle persone in questo periodo di crisi. Per noi che lavoriamo nel settore culturale, che sempre più abbiamo dovuto sostenere il valore culturale in termini di parametri economici e di dati statistici (utili entro certi parametri), le misure che sono state adottate sono rappresentate questa volta da una metrica completamente diversa. Il riavvio accelerato dell’economia, cosa è fondamentale, ci richiederà di insistere che i nostri comportamenti culturali collettivi, in quanto questi sostengono e contribuiscono al nostro benessere, siano meglio integrati, rispecchiati e finanziati dalle politiche governative. La qualità della nostra vita è legata alla nostra conoscenza umana su come stare nel mondo e il risultato non è semplicemente la gestione del ritorno economico misurato in unità di produttività, materie prime e consumi. La posta in gioco è molto più alta. Come le realtà economiche si riaffermano, ci sono scelte da fare; valori che parlano alla cultura e al patrimonio possono insegnarci come andare avanti; dalle città e dai paesaggi che ingaggiamo, progettiamo e viviamo, fino a garantire l’accesso, il rispetto e la cura per il nostro patrimonio e le attività creative che ne derivano. In questo momento riconosciamo con grande chiarezza, che queste attività sono il fulcro dell’esperienza umana. Sono i motori del nostro discorso sociale ed economico e quindi della nostra futura ripresa.
Certamente si tratta di questioni che i conservatori-restauratori dovranno affrontare nei prossimi giorni post-covid. La cura della nostra cultura materiale durante questa pandemia può non essere considerata una priorità alla luce della minaccia alla salute umana, ma il settore dovrà dare un senso alla spesa per la conservazione-restauro del patrimonio di fronte a una recessione economica che ci troveremo tutti ad affrontare. Dovremo sapere come sostenere che il “paradigma” è cambiato e che il patrimonio è necessario, ora più che mai, a causa della natura stessa della società. Chi canta sul proprio balcone lo capisce e la creatività scatenata da tutti i media chiede di essere preservata. Dovremo utilizzare le risorse della Commissione Europea e richiederemo che il lavoro per sviluppare un approccio integrato al patrimonio culturale sia applicato con urgenza.”
La versione originale in inglese la trovate sul sito E.C.C.O.