Dal 1° gennaio 2025 entreranno in vigore i nuovi codici ATECO – classificazione delle attività economiche – come risultato della NACE review 2.1. I codici ATECO a sei cifre discendono dai codici NACE europei a 4 cifre, organizzati in sezioni (lettere A-U), divisioni (le prime due cifre), gruppi (3° cifra) e classi (4° cifra) e sottoclassi (5° e 6° cifra, solo i codici nazionali come ATECO). Le imprese di restauro dei beni culturali (OS 2) che finora erano classificate con il codice 90.03.02 Restauro e conservazione di opere d’arte, si vedranno assegnato un nuovo codice: 91.30.01 Conservazione e restauro del patrimonio culturale. Facciamo quindi un riassunto sul come siamo giunti a questo nuovo contesto e quali ricadute ci saranno per gli operatori economici e per il settore a seguito di questo cambiamento.
Sin dal 2014, E.C.C.O. – European Confederation of Conservator-restorers’ Organizations – ha intrapreso un lavoro di analisi dei codici NACE per migliorare la rappresentazione della realtà economica del settore dei beni culturali e specificamente delle imprese di conservazione-restauro, che sono uno dei cardini del settore. A livello europeo non c’era nessun codice specifico relativo alle attività di conservazione-restauro, mentre a livello nazionale esistevano decine di codici diversi che in un modo o un altro erano utilizzati dalle imprese di conservazione-restauro. Questi codici erano per lo più: sezione F /costruzioni, R /arte, divertimento e tempo libero e S /altre attività di servizio. A seguito di contatti preliminari di E.C.C.O. con la commissione Europea Eurostat e la pubblicazione di articoli su riviste di classe A, che argomentavano la necessità di una revisione dei codici per rappresentare correttamente la realtà attuale del settore, nel 2018 si era è presentata l’occasione che si aspettava da tempo: ovvero la prima revisione dei codici NACE dal 2006.
E.C.C.O. ha dunque trasmesso una proposta organica di revisione della sezione S, con l’istituzione di una divisione dedicata all’eredità culturale (91.), che prima si limitava ai luoghi della cultura (come Musei, Biblioteche, Archivi, etc), attraverso l’istituzione di un gruppo distinto per la conservazione-restauro. L’idea unificante che ha sostenuto la revisione della sezione S e in particolare della Divisione 91. è stata quella di rappresentare adeguatamente nelle statistiche le attività economiche nel settore dei beni culturali.
Questo aspetto era assente nella classificazione precedente, di conseguenza le imprese che lavoravano nel settore della conservazione-restauro e in altre attività fondamentali per il patrimonio culturale erano registrate sotto una varietà di codici NACE spesso in classi non correlate al settore dei beni culturali. Di conseguenza, il carattere dei beni e dei servizi prodotti, così come i processi e le tecnologie principali utilizzati da queste imprese, non erano riconducibili alle attività economiche legate all’eredità culturale.
Durante l’iter di approvazione dei nuovi codici NACE sono state essenziali le associazioni nazionali aderenti a E.C.C.O. specialmente quelle dei Paesi (come Germania, Svezia, Francia, Austria ed Italia) che costituivano il gruppo di lavoro che seguiva la revisione della sezione S.
L’Italia in particolare era il leader del gruppo di lavoro, con ARI che si è vista in prima linea ad illustrare e sostenere la logica delle modifiche proposte durante il pluriennale lavoro di affinamento del progetto.
L’attuale Divisione 91. rappresenta un grande miglioramento della categorizzazione delle attività economiche riferite al patrimonio, in quanto con essa sono stati rimossi molti riferimenti e termini obsoleti, sostituiti da concetti contemporanei utilizzati dal crescente settore economico del patrimonio. Grazie alla nuova Divisione 91. si è inoltre aperta la strada all’identificazione e misurazione delle tendenze emergenti, nonché delle attività innovative che attualmente popolano il settore del patrimonio in Europa. La descrizione delle diverse classi permette poi di rendere conto della rappresentatività dell’imprenditoria europea per il suo contributo economico, consentendo di classificare e codificare accuratamente le attività interne ed esterne.
In Italia, per la prima volta, le attività del restauro specialistico saranno inserite nella divisione dell’eredità culturale e non si collocheranno più tra le generiche attività di natura artistica. Nello specifico l’attività di Conservazione-restauro, l’attuale classe 91.30, ha risolto la mancanza di accuratezza e trasparenza delle precedenti note esplicative, chiarendo l’esclusività di ciascuna categoria. Un buon esempio potrebbe essere la “conservazione ed il restauro di beni storici e archeologici di tutti i tipi di materiali, siano essi mobili o fissi” rispetto all’attività di “rinnovamento, ricostruzione, adeguamento tecnologico e funzionale di siti ed edifici storici e archeologici” attualmente inclusa nella classe 43.99.
Il settore dell’edilizia ha cercato fino all’ultimo di impedire l’approvazione di questa chiara distinzione ma, grazie al lavoro continuo e congiunto di E.C.C.O. e di ARI, si è riusciti a dare un senso logico a quelli che sono due ambiti nettamente distinti, una suddivisione basata quindi sulle reali differenze di competenze e di conoscenze degli operatori economici coinvolti.
Tutto ciò ha finalmente portato a livello europeo ad una chiara distinzione tra “conservazione e restauro”, intese come attività di restauro specialistico, e “ristrutturazione e rinnovamento” intese come opere di edilizia. Un affidabile indicatore statistico del comparto che permetterà di valutare correttamente il suo impatto nelle scelte anche economiche, e che consentirà la chiara distinzione tra restauro specialistico – indifferentemente dal luogo dove si svolge – e attività edilizia, quindi un ulteriore strumento atto a rivendicare il giusto ruolo e il rispetto della normativa.
Per chi volesse consultare tutti i codici con tutte le note esplicative vi rimandiamo al sito di Eurostat (in inglese): NACE review 2.1
Roma, 9 febbraio 2024
Dott. Kristian Schneider
Presidente ARI